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mercoledì 19 ottobre 2016

Uno sguardo nel passato

STEP 4


L'importanza del Colore nel mondo antico


(poichè è molto difficile ritrovare il colore antico, tra i popoli antichi, faccio riferimento al color oro,giallo)




dove?




Iwen




Gli antichi Egizi consideravano il colore di un oggetto parte integrante della sua natura o del suo essere.




La parola Iwen veniva usata per significare il concetto di colore, ma poteva anche indicare l'aspetto esteriore, la natura, l'essenza, il carattere o persino la disposizione.


 

Osiride


Anche per gli antichi Egizi come in diverse civiltà, il giallo è un colore indice di preziosità e associato al divino. Rappresentava l'oro e la carne degli dei. Solitamente venivano dipinte in giallo le divinità femminili.







...i colori molto usati dal popolo egizio (compare l'ottone antico)...




La barca solare, viaggio verso l’oltretomba 


La barca solare è un elemento simbolico della mitologia egizia, collegata al ciclo giornaliero del Sole, che, per gli antichi Egizi, è paragonabile al ciclo della vita e della morte. Imbarcandosi per il viaggio verso un nuovo mondo, le loro anime vivranno per sempre con la benedizione di Ra, il dio del sole.

Ogni mattina il sole sorge a Oriente, cresce allo zenit, viaggia verso ovest e poi scompare nel Duat, la terra dei morti.

Ra effettua questo viaggio a bordo di una barca, Mandyet (barca al mattino), che ovviamente non è un elemento secondario in un fiume come il Nilo che è il mezzo principale di comunicazione e fonte di cibo.


Un’altra barca, Mesektet, lo porta nel suo viaggio sotterraneo, dal tramonto fino alla nuova alba.

Il culto funerario è stato segnato da questo mito e parte del suo rituale era quello di far attraversare al defunto il fiume Nilo in barche simili a quelli di Ra.


Una delle barche più popolari di Cheope è un’imbarcazione che è stata sepolta in una fossa a Giza, ai piedi della Grande Piramide, nel 2500 a.C.

Si stima che sia stata costruita per Cheope, ed è stata scoperta nel 1954, in perfette condizioni da Kamal el-Mallakh. Alcuni segni nel legno di cedro indicano che è stata usata in acqua, nonostante il suo carattere cerimoniale, rafforzando l’ipotesi che abbia trasportato il corpo imbalsamato del faraone di Giza.

In totale, cinque fosse di “barca solare” sono state scoperte nei pressi della Grande Piramide di Cheope, e altre cinque vicino a Chefren . Una delle barche è stata ricostruita con tutti i loro attrezzi, remi, corde e cabina ed è esposta, dal 1982, nel museo che si trova a sud di Cheope.









https://it.wikipedia.org/wiki/Barca_solare_(Egitto)





dove?


La storia di Danae e Giove:

il mito della pioggia d'oro


L'oro coincide con il simbolo di sacro, sostanza stessa degli dèi, delle virtù soprannaturali (specialmente in Zeus per i Greci); è il materiale per eccellenza dedicato all'ambito sacro per via della sua "incorruttibilità", ovvero immutabilità in colore, lucentezza e resistenza, ed è per questo che la maggior parte delle statue erano in bronzo, legno o pietra e venivano poi rivestite interamente o parzialmente in lamine d'oro



Argo, era governata da Acrisio che aveva una sola figlia Danae, bellissima ma che non poteva succedergli al trono.


Acrisio andò dunque a consultare un oracolo che gli rispose che Danae gli avrebbe dato un nipote maschio, il quale sarebbe diventato un grande eroe, ma che sarebbe stato causa della sua morte e avrebbe poi regnato al suo posto.

Per impedire il compimento della profezia, Acrisio fece costruire una prigione sotterranea in una delle torri della città con mura di bronzo, dove fece rinchiudere Danae.

La sfortunata Danae, fra le mura di bronzo, era controllata da sentinelle armate che avevano il compito di non far passare nessun uomo.

Ma Giove (Zeus) per penetrare nel sotterraneo e fare che la profezia (volere degli dei) si avverasse, si trasformò in pioggia d'oro che, durante un temporale piovve sulla torre e penetrò sotto terra, attraversando le pareti di bronzo, inzuppò di sé Danae addormentata, fecondandola.

Quando nacque Perseo, il figlio di Danae, Acrisio,  capì che gli era nato un nipote, perse la testa dal terrore e, rinchiuse Danae e il figlio in una cassa, li fece buttare in mare per liberarsi di loro e cambiare il destino.

Per volere di Giove la cassa rimase a galla e si arenò sulla sponda dell'isola di Serìfo, una delle Cicladi, di cui era re Polidette.

Il fratello del re, mentre era a pesca, trovò la cassa ed i due naufraghi e li portò al palazzo di Polidette che li accolse benignamente...


Danae riceve Zeus sotto forma di pioggia d'oro. cratere beotico, anonimo, 450-425 a.C. Museo del Louvre, Parigi


http://follelfo.it/storie_fiabe_miti_e_leggende/perseo/danae.html





Mito: Giasone e il vello d'oro














Giasone era ancora un bambino quando il padre Esone, re di Iolco in Tessaglia venne privato del trono del fratello Pelia. La madre lo affidò al saggio centauro Chirone, creatura metà uomo e metà cavallo.
Divenuto adulto si presentò un giorno da Pelia per reclamare il trono che gli spettava. Lo zio affidò una missione pericolosa dalla quale era sicuro che Giasone non sarebbe tornato: la conquista del vello d’oro, il manto di un ariete sacro a Zeus che si trovava nella Colchide, appeso a una quercia sacra vegliato da un drago. Giasone, accompagnato da una cinquantina di eroi, gli Argonauti tra cui Eracle (Ercole) e Teseo partì sulla nave Argo e dovette affrontare terribili pericoli.
Dopo molte avventure gli Argonauti giunsero sulle sponde orientali del mar Nero dove Giasone per ordine di Efete, re della Colchide dovette affrontare due tori che sputavano fiamme, arare un campo, seminarvi dei denti di drago da cui nacquero feroci guerrieri armati che sconfisse con l’aiuto della maga Medea innamoratisi di lui a prima vista. Dopo che Medea ebbe addormentato con un canto soporifero il drago posto a guardia della quercia sacra, Giasone poté finalmente rapire il vello d’oro.



dove?



In Palestina, dove agli Ebrei non era consentito di rappresentare l'Eterno con le immagini, l'oro era impiegato in ogni parte della costruzione e dell'arredo sacro per indicare la sovranità dell'eterno sulla Terra. L'oro domina negli ordini stessi che il Signore impartì a Mosè per la costruzione dell'arca della Testimonianza,collocata all'interno della tenda di riunione e protetta da un velo: 

"La rivestirai d’oro puro; la rivestirai così di dentro e di fuori; e le farai al di sopra una ghirlanda d’oro, che giri intorno.Fonderai per essa quattro anelli d’oro, che metterai ai suoi quattro piedi: due anelli da un lato e due anelli dall’altro lato,Farai anche delle stanghe di legno d’acacia, e le rivestirai d’oro...Farai anche un propiziatorio d’oro puro; ...E farai due cherubini d’oro...Farai anche una tavola di legno d’acacia; la sua lunghezza sarà di due cubiti; la sua larghezza di un cubito, e la sua altezza di un cubito e mezzo.La rivestirai d’oro puro, e le farai una ghirlanda d’oro che le giri attorno...Le farai pure quattro anelli d’oro, e metterai gli anelli ai quattro canti, ai quattro piedi della tavola..."   (Esoso)




..infine..il mito di Iris...



Iris o Iride, la divina messaggera, era la figlia di Taumante, una divinità marina, e di Elettra, (lo zampillare dell’acqua) una ninfa oceanina, figlia del titano Oceano. Iris era una giovane dai piedi veloci come il vento e portava gli ordini celesti, in particolare quelli di Zeus e di Era, agli altri dèi od agli uomini. Scendeva sulla terra per portare i suoi messaggi camminando sull’arcobaleno, che segnava il suo percorso.
Secondo la mitologia, era dotata di piedi veloci e di grandi ali era una messaggera degli dei. La sua funzione era rappresentata dall'arcobaleno, di cui era la personificazione, il sentiero che percorreva andando dal cielo alla terra.
Iconografia: Viene raffigurata alata, con calzari alati, con un manto scintillante di vari colori e le vesti smosse dal vento.


Morfeo e Iris (1811), di Pierre-Narcisse Guérin.

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